Perchè questo blog?

Ho voluto creare questo blog per parlare del cibo, cosa che adoro, mi appassiona e mi incuriosisce per i sapori, gli odori, le consistenze e soprattutto per quel che sa raccontare della terra, dei luoghi e delle culture.
Mi piace confrontarmi e parlare delle materie prime e delle tecniche di trasformazione: dalle tradizionali alle più recenti frutto di ricerca ed innovazione esclusivamente nel rispetto dei cicli naturali, della biodiversità e del buon gusto.  E poi i migliori prodotti artigianali, le primizie, le chicche…

Cuocere il pane nel forno a legna – racconto di una giornata speciale alla scoperta delle tradizioni dimenticate

I fornai di una volta e l’arte di cuocere il pane nel forno a legna… Ci sono mestieri e tradizioni che tendono a sparire e se va bene rimangono nei ricordi di infanzia di qualcuno di noi.

Chi come me è cresciuto in campagna ed ha frequentato aziende agricole forse ricorderà la presenza di strutture adibite alla cottura del pane. Costruzioni spesso lasciate andare in rovina o convertite ad altri impieghi…eppure quei forni domestici, complici i racconti dei nonni, mi hanno sempre attirato ma non sono mai riuscito a vederne uno in funzione.

La passione di Cristina all’Agriturismo Le Occare

cuocere il pane nel forno a legna

cuocere il pane nel forno a legna – diario di una bella esperienza

Poi ho avuto la fortuna di conoscere Cristina Maresi, proprietaria dell’Agriturismo Le  Occare, un’antica fattoria situata a Runco, frazione del comune di Portomaggiore (FE), poco distante da dove abito. (http://www.leoccare.com)

Cristina è una donna di grande cultura, passioni e capacità, una donna “di un tempo” si potrebbe dire. Ci si incanta ad ascoltarla mentre racconta storie della tradizione.

Quanti dettagli, nomi, date, emergono dai suao racconti! Ma ciò che conquista è l’enfasi, il coinvolgimento che sa condividere con chi l’ascolta.
Grazie alla tenacia che la contraddistngue, Cristina ha ritrovato e riproposto  le vecchie ricette legate allo storione, pesce un tempo protagonista del patrimonio ittico e gastronomico Ferrarese, ora purtroppo scomparso. La sua determinazione ha fatto rivivere questo storico pesce e la sua maniacale ricerca della materia prima fa sì che i suoi piatti abbiano gusti intensi ed esplosivi, tutti…anche una semplice fetta di pane con il salame.
Bene, grazie a Cristina Maresi lei ho potuto finalmente cuocere il pane nel forno a legna!

Lei infatti si avvale di due grandissimi, Bruno e Maria, che fino a 10 anni fa facevano il pane in casa con il forno a legna. Grazie a loro ho compreso quanta abilità, esperienza e tecnica sia necessaria per gestire questo tipo di forno a legna. Continua a leggere

Perchè mangiare carne? Almeno per 3 buoni motivi…

Il dibattito attorno al consumo delle carne è particolarmente acceso e non passa giorno che non si registrino nuove polemiche e “guerre di religione”. Perchè mangiare carne ha ancora senso, quindi?

io sono un macellaio, è dunque ovvio che propenda per un’alimentazione che preveda ANCHE il consumo di carne, ho cercato comunque un po’ di informazioni a riguardo in modo da poter esprimere meglio alcuni dei motivi per il quali dovremmo mangiare la carne.

perchè mangiare carne

perchè mangiare carne? 3 validi motivi

Quindi aldilà delle legittime scelte etiche di ognuno o dell’altrettanto legittima e personale che ognuno di noi può avere nel consumarla, quali sono le proprietà nutrizionali delle carni?

  1. Vitamina B12
    Soprattutto la carne di manzo rappresenta un’ottima fonte di vitamina B12, che è essenziale per la sintesi degli acidi nucleici, quindi per la formazione dei globuli rossi e contribuisce alla buona salute dei tessuti nervosi intervenendo nella formazione della guaina che avvolge i nervi.
    Ci possiamo chiedere se la stessa vitamina non sia presente anche nelle verdure. La risposta è che si, in alcune possono essere presenti TRACCE di vitamina B12 ma, trovandosi essenzialmente nelle parti esterne rischiamo di eliminarle con il lavaggio delle verdure… Possiamo quindi dedurre che, almeno nel mondo prettamente vegetale, NON ci sono alimenti in grado di fornire il necessario apporto di questa fondamentale vitamina!
  2. il TIPO di proteine
    le  proteine presenti nella carne  sono una fonte nutrizionale ad alto valore biologico. Ma cosa significa?
    Semplice, significa che le proteine contenute sono molto simile a quelle dell’uomo per diversi fattori: tipologia, quantità e rapporto di amminoacidi essenziali. Queste particolarità fanno sì che le proteine contenute nella carne siano perfettamente utilizzabili dall’organismo per soddisfare i vari processi metabolici.
  3. I minerali, FERRO e non solo
    Altra particolarità delle carne (soprattutto nelle frattaglie) è il contenuto di minerali come potassio, sodio, fosforo, zinco e selenio.
    Ma naturalmente è il FERRO che gioca il ruolo da protagonista. Il Ferro contenuto nella carne è superiore in maniera importante rispetto alimento di origine vegetale. Ma la vera forza non sta tanto nella quantità superiore ma bensì dalla qualità.
    Infatti il ferro contenuto nella carne viene assorbito dal nostro organismo in modo nettamente superiore (fino a 3 volte) rispetto al ferro di provenienza vegetale.A cosa è dovuta questa differenza così eclatante?
    Non è uno spot per il consumo di carne… c’è una ragione spiegabile….
    Il ferro contenuto nella carne o nel pesce si trova in forma detta EME, il che significa che è altamente biodisponibile (la percentuale effettiva che il nostro organismo riesce ad utilizzare), mentre quello contenuto nei vegetali è quasi esclusivamente di forma NON EME di più difficile assorbimento.

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Bistecca addio! Arriva la carne sintetica…

Viviamo in un mondo pervaso dalle produzioni artificiali e di “laboratorio”,  in questa folle corsa, ora sembra si voglia sostituire la carne di origine animale con una sorta di carne sintetica.

Si esatto, sintetica, artificiale.. prodotta all’interno di un laboratorio.
Sappiamo bene (e ne abbiamo già parlato in vari post) che la chimica di sintesi sia ormai ovunque presente nel nostro quotidiano. Anche le industrie riescono a produrre a costi molto bassi grazie all’introduzione di conservanti e additivi sintetici.

Ora pare potremo faremo molto di più… produrremo la carne sintetica!! Al momento, per fortuna, appare ancora solo un sogno (per alcuni!)

Ma il progetto c’è. Autore di questa fantastica idea è la Hampton Creek, azienda statunitense che produce cibo di origine vegetale. I vertici aziendali hanno annunciato che entro il 2018 riusciranno a produrre la carne in laboratorio.

carne sintetica

Bistecca addio! Arriva la carne sintetica?

Ma la Hampton Creek non è stata in verità la prima a fare questo tipo di annuncio, già perchè l’azienda Memphis Meat (anch’essa statunitense) aveva annunciato che entro il 2021 sarebbe riuscita a mettere in commercio carne sintetica di pollo e di anatra.

Le due aziende sono sart-up, cioè aziende che si sono proposte agli operatori economici e finanziari con questi progetti innovativi, siamo quindi ancora in fase progettuale e previsionale. Per passare dalle intenzioni ai fatti servono soldi… ed infatti già Bill Gates (Microsoft) , Richard Branson (Virgin) e altri grandi nomi hanno già investito 22 milioni di dollari nella Memphis Meats…

Già però nel lontano 2013 il Professor Mark Post, ricercatore dell’Università di Maastricht, aveva presentato a Londra un hamburger di produzione sintetica.
I presenti che assaggiarono il prodotto non furono in realtà molto entusiasti del sapore, anche perché non conteneva grassi, ma ne apprezzarono comunque la consistenza.

Ma come si può produrre la carne sintetica in laboratorio? Con quale metodo?

Per produrre carne sintetica è necessario partire da parti del sangue dei feti delle femmine gravide, cioè il siero. Ad esso vengono aggiunte cellule di tipo animale, ottenute in colture artificiali. La miscela che se ne ricava consente la riproduzione cellulare. Per tentare di evitare le macellazioni si stanno cercando alternative all’uso del siero, ma la momento questo parrebbe l’unico metodo percorribile.

Questa pratica di laboratorio, che si preannuncia come il miracolo del futuro ha però due grossi problemi:

  1. il costo
    Realizzare carne sintetica per il momento ha costi ancora troppo elevati per poter pensare ad una commercializzazione.
  2. la dimensione
    Per il momento nei laboratori si è riusciti a produrre solamente hamburger o polpette, quindi prodotti di macinazione.
    Di “bistecche” sintetiche ancora non se ne sono viste per via del fatto che una volta creata la mescola (siero + cellule) per ottenere un vero e proprio muscolo servirebbero vasi sanguigni per portare ossigeno e sostanze nutritive alle cellule evitandone la morte.
    Creare un muscolo non è solo fondamentale per dare una dimensione ed uno spessore,  ma anche per avere cellule di grasso che sono essenziali per il sapore!

Insomma per adesso l’idea c’è ma dovrà passare ancora tempo prima di concretizzarla.
Resta una riflessione di fondo… evidentemente anche in questo settore si vuole che la tecnica artificiale abbia il sopravvento, vogliamo avere il pieno controllo delle dinamiche naturali… ma la natura è “furba”, intelligente, costruita in maniera perfetta e regolamentate da leggi molto sensibili.

Credo che sia un progetto ambizioso ed importante, magari anche ispirato da ragioni comprensibili, ma non credo nei tentativi umani volti a “controllare” oltre misura i processi naturali. Credo invece che occorra riscoprire il valore vero del rispetto” della natura stessa, dei suoi cicli, delle sue stagioni, della sua inimitabile immensità.

Conservare in sottovuoto

Conservare in sottovuoto è una delle tecnologie che ha più contribuito nei tempi moderni al miglioramento della conservazione dei cibi.

Ma di cosa si tratta?
E’ veramente il nuovo miracolo della conservazione?

Per utilizzare questa tecnica c’è bisogno innanzitutto della apposita macchina ed ovviamente occorre avere sacchetti plastificati dove introdurre il cibo.

Una volta procurata l’attrezzatura essenziale possiamo partire.

conservare in sottovuoto

conservare in sottovuoto

Il sottovuoto più efficiente si può ottenere da una macchina definita “a campana”.
I questo caso il cibo (già inserito nell’apposito sacchetto)  viene posto all’interno di questa sorta coperchio che una volta abbassato fa partire il ciclo di aspirazione dell’aria al suo interno, ne consegue che il sacchetto aderirà completamente al prodotto. Lo stesso sacchetto verrà poi sigillato/saldato perfettamente.

macchina per conservare in sottovuoto

macchina per sottovuoto a campana

Il risultato sarà una migliore performance di mantenimento del prodotto. L’assenza di aria impedirà a microorganismi e batteri di svilupparsi e di andare ad accelerare il deperimento dei cibi.

Oltre ad evitare lo sviluppo di microorganismi, il sottovuoto impedisce la perdita di umidità e l’irrancidimento ossidativo con generale mantenimento della freschezza del cibo.

Ma quali cibi possiamo conservare in sottovuoto?

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Come congelare la carne? Quali processi si attivano e consigli per un risultato migliore

Come congelare la carne acquistata per scorta o avanzata?

E’ una domanda ricorrente dei clienti… Faccio una breve premessa storica poichè, anche in questo caso, esigenze ed abitudini hanno subito (e stanno subendo) cambiamenti repentini.

Uno degli strumenti tecnologici che rmai pervade le nostre case è sicuramente il congelatore. Un primo prototipo di questo strumento nasce all’incirca nel 1927 ad opera di un signore americano, tal Birdseye. Seguirà nel 1930  il primo vero e proprio congelatore e la creazione di una linea di surgelati.

Questo elettrodomestico è diventato necessario e ci permette di fare un po’ di scorte in casa sempre pronte all’uso o di salvarci la vita nelle serate organizzate con amici che all’ultimo danno il forfait… Sarebbe inverosimile consumare ciò che si è acquistato per 6-7 persone da soli o in due, ed è per questo che il nostro amico congelatore corre in nostro soccorso.

Come congelare la carne? E come scongelare? Capiamo innanzitutto come funziona il congelatore…

come congelare la carne?

come congelare la carne?

Il congelatore domestico funzione ad una temperatura di circa -19 e permette ai cibi di essere mantenuti nel loro stato fino alla fase di scongelamento. Continua a leggere

Allevare suini di Mora Romagnola: intervista a Giovanni Zavoli, allevatore.

Abbiamo già trattato di razze suine autoctone italiane (QUI, l’articolo sul blog). Oggi approfondiamo il tema parlando di MORA ROMAGNOLA e non solo con un allevatore che malgrado la sua giovane età ha alle spalle una solida e lunga storia familiare in quel di Saludecio (Rimini).

Giovanni Zavoli alleva i suoi suini allo stato brado, nel rispetto del benessere animale e producento nella sua azienda agricola l’alimento necessario per i capi. Inoltre ha fatto una scelta precisa per la produzione dei suoi salumi, senza uso di chimiche di sintesi e coerente con le modalità di allevamento.

Giovanni vuoi presentarti e illustrarci ciò che fai?

Salve a tutti, mi chiamo Giovanni Zavoli, ho 33 anni e insieme a mio fratello Matteo e alla mia famiglia lavoro nell’azienda agricola nata grazie a mio nonno negli anni 50 a Saludecio (rimini) dove coltiviamo cereali e foraggi per alimentare i nostri animali (suini e bovini) che alleviamo per poi trasformarli direttamente nel nostro laboratorio e poterli così proporre a chi cerca qualcosa di diverso sul mercato

Fai un lavoro molto particolare, allevi Mora Romagnola, ci vorresti descrivere la razza?

La mora romagnola è una razza suina molto particolare, con una storia molto affascinante e con caratteristiche uniche, sia per quanto riguarda l’animale che per i prodotti che ne derivano.

MORA ROMAGNOLA: caratteristiche, resa, caratteristiche dell’allevamento BRADO

mora romagnola

mora romagnola (foto Az. Agricola Zavoli)

Quali sono le differenze sostanziali tra una Mora e un suino incrociato rosato?

Le differenze tra un suino bianco e la mora sono tante.. a partire dalla scarsa prolificità (media 5/6 suinetti per la mora contro i 10/12 del bianco) , accrescimento lento ( la mora raggiunge i 170/180 kg dopo 16/18 mesi, il bianco supera i 200kg dopo 10/12 mesi), scarsa resa alla macellazione (la mora sviluppa molto più grasso rispetto al suino bianco) oltre ovviamente ai prodotti che ne derivano.. Continua a leggere

Il Cotechino di “Piazza Duomo”: il confine tra tradizione e interpretazione

Il Cotechino: Re delle nostre tavole invernali, conosciuto e diffuso ormai in tutta Italia è diventato quasi un “sex simbol” delle tavole nel giorno di festa.

La sua è un’origine antica, nasce dal recupero delle parti povere del suino (di cui, come si sa, non si butta via nulla). Qui la protagonista è la cotenna che predomina nell’insaccato, ma la vecchia ricetta vuole che si usi anche il musetto del suino, in grado di conferire grande collagene e sapore.

Faccio questa premessa giusto per spiegare rapidamente di cosa stiamo parlando ma credo che ben pochi non conoscano questo insaccato…

Ora però vorrei raccontare una mia recente esperienza, vissuta in un ristorante di fama mondiale.

Il “Cotechino rivisitato” di Piazza Duomo

Il ristorante in questione è i celeberrimo Piazza Duomo condotto dallo Chef Enrico Crippa,  tre stelle Michelin, inserito nelle classifiche dei migliori 50 ristoranti al mondo.

La settimana scorsa mi sono dunque recato in quel di Alba curioso di provare i piatti del ristorante e di apprezzare l’estro dello Chef, la fantasia e la trasformazione della materia prima.

Tutto veramente bene per quanto riguarda la rivisitazione dell’antipasto Piemontese, un trionfo di portate e piccoli assaggi dove tecnica e fantasia si sono mescolate nella rivisitazione delle ricette classiche. Design ed impiattamenti a volte anche molto distanti dal piatto di tradizione, ma il ricordo, l’ispirazione era percepibile e molto apprezzabile.

In realtà non vorrei descrivere troppo dettagliatamente composizione e tecnica delle portate, onestamente nessuna di esse mi è rimasta particolarmente impressa ma complessivamente la cena è stata soddisfacente; vorrei invece tornare all’oggetto dell’articolo…il COTECHINO

Uno dei piatti propostoci  è stato proprio il cotechino, ma eseguito in modo del tutto insolito, inusuale e TOTALMENTE stravolto.

cotechino rivisitato Crippa

Il “Cotechino rivisitato” di Piazza Duomo

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Le razze bovine da carne (di Alfonso Camassa)

Oggi il blog ospita nuovamente e con grande piacere, il Dott. Alfonso Camassa (leggi qui il precedente articolo/intervista sul blog). Oggi ci parlerà delle principali razze bovine estere, descrivendone le proprietà e le origini.

Grazie al suo contributo possiamo conoscere le grandi razze bovine da carne. Tengo sempre a precisare che lo stesso Alfonsino alleva bestiame in modo ineccepibile e straordinario , con un progetto concreto di allevamento Grass Feed e benessere animale, sicuramente uno dei migliori allevamenti non italiani.
Grazie Alfonso!

L.R.


Razze Bovine: Limousine, Charolaise, Blonde d’Aquitaine, Aubrac, Blanc Bleu Belge, Aberdeen Black Angus, Hereford, Wagyu…origini, caratteristiche, impieghi.

Nel desrcivere brevemente la varietá delle razze bovine estere, mi concentreró esclusivamente sulle razze aventi come attitudine la produzione della carne*

Credo sia doveroso suddividerle in piú macroinsiemi, in funzione alla localizzazione geografica di ORIGINE:

1. CONTINENTALI:
le razze continentali sono quelle originarie dell’Europa continentale, sicuramente le razze aventi un genotipo molto piú “muscoloso” rispetto ad altre.

1.1.   FRANCIA

1.1.1.     LIMOUSINE: Razza dal manto rosso dorato originaria del Massiccio Centrale, é la razza da carne “per eccellenza”; carcasse muscolose, tendenti al magro e con un peso medio tra 385 – 405 per i maschi di 17- 19 mesi e 340 – 370 per le femmine. Molto usata per i  ristalli in Italia. Continua a leggere

Il Quinto Quarto, il piatto “povero” più “ricco”!

Abbiamo parlato spesso del quinto quarto, attraverso articoli blog e video. Cerco qui di fare un breve riassunto, magari per chi non ha seguito i contenuti pubblicati in passato ed illustrando 3 piatti veramente eccezionali…

In passato la carne era prerogativa delle classi sociali più abbienti. Alla macellazione l’animale si divideva in quattro quarti, due spalle e due cosce.
Il cosiddetto quinto quarto era distinato alle famiglie povere e consisteva di tutte quelle parti che componevano le frattaglie dell’animale: cuore, trippa, milza, cervella, ecc….

Il quinto quarto racconta della nostra storia

Ancora fino agli anni ’70 il quinto quarto ha rappresentato la cucina povera di un tempo. Parti dell’animale con costi molto inferiori rispetto alle bistecche o fettine che ancora erano un lusso per molte famiglie!

In realtà da sempre la cucina ha regalato grandi piatti con protagonista il quinto quarto, pensiamo alla coda alla vaccinara, la trippa, le animelle ecc…

Ma è con lo sviluppo della cucina moderna verso la fine degli anni ’80 che anche questi piatti sono stati rielaborati, con impiattamenti eleganti e degni della grande ristorazione, riscoprendo parti che certamente avrevano perso smalto e considerazione.

E così anche questi piatti, nonostante qualcuno ancora rabbrividisca solo a sentirne parlare, hanno assunto un grande fascino e sono proposti da molti grandi Chef.

Il quinto quarto elaborato dallo chef Donato Ascani

Ed a questo proposito vi voglio parlare dello chef Donato Ascani, giovane talento del ristorante Glam di Venezia, dove il patron pluristellato Enrico Bartolini,  gli ha affidato la cucina.

Donato crea grandi piatti di fine elegnaza e di grande equilibrio cimentandosi con tagli di carne e parti anatomiche non comuni ma che, grazie al suo estro dimostrano grande personalità. Donato riesce a renderli unici e adatti per tutti i palati, equilibrandoli con diversi ingrendienti…il risultato, credetemi, è straordinario!

quinto quarto: nervetti piatto dello chef Donato Ascani

quinto quarto: nervetti piatto dello chef Donato Ascani

Ad esempio i nervetti, una volta fatti bollire vengono compressi e tagliati in affettatrice sottili e messi sopra una barchetta di pane croccande, dal gusto quasi affumicato, un piatto di grande sapore e di assoluta elenza.

quinto quarto: ANIMELLE piatto dello chef Donato Ascani

quinto quarto: ANIMELLE piatto dello chef Donato Ascani

Passiamo poi alle animelle, preparate in modo straordinario e rese croccanti da una scottanta violenta in padella sono poi accompagnate da salsine di assoluto pregio.

quinto quarto: ROGNONE piatto dello chef Donato Ascani

quinto quarto: ROGNONE piatto dello chef Donato Ascani

Poi il rognone… viene cotto nel suo scrigno di grasso per poi essere servito anch’esso con una salsina che lo rende gradevole al palato, delicato come una carne tra le più fini.

Qui la cucina del quinto quarto, la cucina povera si ritrova valorizzata e degna anche nell’alta ristorazione, con piatti straordinari.
Può apparire strano, ma queste parti che non hanno sicuramente connotazioni o forme eleganti, possono trasfronarsi assumendo forme e sapori di così soave e di assoluta finezza.

Riscoprire ed elaborare una tradizione della storia gastronomica nazionale, vedere valorizzati i sapori di quelli che erano considerati i piatti dei poveri e che ora sono apprezzati nei menù più prestigiosi… chi è che adesso ha ancora il coraggio di dire che il quinto quarto è solo un taglio povero?

Vi invito veramente a provare l’intensità dei sapori, cercate di superare qualche pregiudizio se ancora ne avete, misuratevi con le ricchezze di questi tagli. Rimane oltre a tutto ciò la soddisfazione nel veder valorizzato e rispettato interamente il sacrificio dell’animale, com’è giusto che sia.

 

 

Macellaio e Chef insieme. La collaborazione dà buoni frutti

Sempre di più spesso anche chef delll’alta ristorazione sentono il bisogno di confrontarsi, di trovare il macellaio professionista che possano suggerire tagli e che riescano ad interpretare le loro idee…

Spesso sono alla ricerca di nuove suggestioni o nuove ricette anche grazie a suggerimenti su tagli anatomici in macelleria. Nel mondo moderno dove tutto avviene molto velocemente la professionalità e la capacità di tenersi aggiornati è divenuta elemento determinante come non mai.

Perché dunque un ristoratore dovrebbe cercare la collaborazione di un macellaio?

Semplice… proprio per ritrovare questa professionalità!

Sfogliare un catalogo fotografico con la descrizione di nomi e prezzi dei pezzi anatomici non è più sufficientemente stimolante per la creatività di un bravo chef… c’è bisogno di ben altro!

Voglio citarvi brevemente l’ultima mia esperienza positiva a riguardo…

Domenica scorsa sono stato chiamato da Donato Ascani, Chef del ristorante Glam a Venezia.collaborazione macellaio e chef

Glam, che come patron ha lo Chef pluristellato Enrico Bartolini, è un meraviglioso ristorante che nasce nella straordinaria cornice di palazzo Venart nel quartiere Santa Croce. Continua a leggere