Prosciuttopoli è ormai scoppiato, anche se tenuto tutto sommato un po’ in sordina, uno scandalo che coinvolge alcuni produttori di prosciutti di Parma e San Daniele.
Marchi importanti e prestigiosi per il nostro Made in Italy, proprio per questo meritano di essere tutelati e valorizzati. Consorzi con rigidi disciplinari di produzione e provenienza della materia prima.
Purtroppo in questi ultimi giorni è venuta alla luce un’indagine che si portava avanti dal 2014.
Avevamo già visto tempo fa, come un servizio di Report (Rai 3), avesse puntato i riflettori su volumi di vendita anomali dei prosciuttifici nazionali
Volumi che venivano valutati quasi DOPPI rispetto alla capacità produttiva degli allevamenti. Com’era possibile? Forse grazie ad una legge che permette ad una coscia acquistata all’estero ma stagionata in Italia, di diventare un prodotto Italiano…
Nell’inchiesta “prosciuttopoli” emersa nelle ultime settimane pare si sia partiti proprio dall’animale, dalla razza, dalla genetica. L’inchiesta avrebbe scoperto l’impiego di semi di razze NON menzionate e tutelate dal disciplinare di produzione.
Disciplinare nel quale viene specificata la razza dell’animale ed il tipo di nutrizione… insomma le linee guida cui i prosciuttifici DEVONO attenersi se vogliono produrre prosciutti a marchio Prosciutto di Parma o San Daniele.
Prosciuttopoli: a rimetterci sono prima di tutto i produttori onesti
Purtroppo in Italia siamo bravissimi a parole sui prodotti alimentari, nella valorizzazione delle Dop o Igp… ma a volte ci lasciamo prendere la mano dalla mera vendita, dai volumi, dagli affari… e rischiamo di eludere anche le leggi della natura magari non rispettando le STAGIONALITA’ che esiste anche per le carni, non solo per l’ortofrutta!!
Questi scandali e furbizie sono probabilmente frutto di queste cattive attitudini, con conseguente danno enorme prima di tutto per i TANTI PRODUTTORI che lavorano con etica e sacrificio.
Sono proprio loro le prime vittime… e lo sono PRIMA ANCORA che lo scandalo emerga.
Perchè nel frattempo può succedere che su uno stesso prodotto si trovino sul mercato prezzi disparati, forbici di prezzo enormi su uno stesso prosciutto… con il risultato che chi applica il prezzo maggiore passa per l’approfittatore di turno, il disonesto…
Ed allora cerchi di spiegare la differenza qualitativa…fai l’esempio della Ferrari e della Prinz… entrambe auto, fanno la stessa funzione ma i prezzi son diversi…. ma se ti confronti con chi gioca sporco, con i falsificatori business man, i tuoi esempi rischiano di valere assai poco.
Perchè il consumatore che si approccerà a quel prosciutto “falsificato” si farà un’opinione completamente sbagliata sul prodotto, ne ricaverà una sfiducia generale a danno di tutta la filiera produttiva.
Ma come è nato questo scandalo? Noi non ci soffermeremo nel parlare di questo, c’è già chi l’ha fatto in maniera molto esaustiva e puoi leggerlo qui: http://www.ilfattoalimentare.it/prosciuttopoli-prosciutto-parma.html,
Come tuteliamo le nostre eccellenze? e come lo fanno gli altri?
Mi interessa a questo punto fare un discorso più generale, ragioniamo un attimo sulla diversa impostazione culturale che emerge confrontando il modo con cui Italia e Francia (per fare un esempio) tutelano le proprie produzioni d’eccellenza. Infatti i cugini Francesi, grandi produttori di vino, ma anche di formaggi hanno anch’essi periodi in cui la domanda del mercato supera la capacità produttiva…
e come affrontano questo problema?
Brigano ed inventano sofisticazioni per aumentare la produzione a scapito della qualità? Cercano mezzi “alternativi” per produrre di più?
No, niente di tutto questo, semplicemente e secondo me con LOGICA, non fanno altro che aumentare il prezzo. Vecchia regola della domanda e dell’offerta…Aumentando il prezzo la domanda cala, ma in questo modo si tutela il prodotto, la sua genuinità, le sue caratteristiche e lo si Innalza, lo si tutela.
Non si fanno sotterfugi per aumentare produzioni.
Purtroppo i prodotti artigianali dovendo seguire linee di produzione lunghe e complesse non possono accontentare tutti, ma bisogna comprendere che c’è prioritariamente la necessità di tutela.
Un prodotto artigianale è un tesoro, ha più “valore” culturale, sociale e forse anche economico del petrolio, dell’oro, perchè innalza reputazione e il “brand” di un paese, di un territorio facendolo conoscere al mondo intero.
Questa è la mentalità da prendere come esempio, non snaturiamo le tradizioni, non “annacquiamo” le nostre eccellenze!